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ITINERARI RURALI E NATURALISTICI DEI NEBRODI ORIENTALI

LA DORSALE DEI NEBRODI

La Dorsale dei Nebrodi è il sentiero principale del Parco dei Nebrodi, la più estesa riserva naturale della Sicilia. Qui segnaliamo le principali emergenze naturalistiche che si possono apprezzare nel versante orientale del Parco percorrendo la Dorsale o per piccole deviazioni da essa.
Punto di riferimento è Portella Mitta, lungo la SS116, a meno di 2km fuori dal centro di Floresta in direzione Nord (o prima del paese, provenendo da Ucria), nei pressi del Ristorante Rosa dei Nebrodi, da dove, se si giunge dalla costa tirrenica, si può ammirare il primo incantevole panorama dell’Etna.
Si lascia la strada statale e si percorrono diversi km di strada asfaltata, costeggiando il bosco di Monte dell’Orso, attraversando Portella Castagnera (m 1430 s.l.m.) – poco più avanti sulla sinistra si diparte il sentiero che conduce alla Cappella delle Tre Vergini, meta di pellegrinaggio – e la contrada Batessa, dove si può notare (a sinistra, ai piedi di Monte del Moro) una tipica struttura rurale utilizzata dai pastori. Ancora 500m e si giunge alle Case Filippelli e al Chiosco Il Ritrovo dei Nebrodi, dove si consiglia di lasciare l’auto. Un centinaio di metri dopo si attraversa un ponte e s’incontra la deviazione (a destra) per il Lago Pisciotto, segnalata da un’anatra in pietra scolpita nella roccia. Il breve sentiero (500m) conduce al lago e ad un bel punto panoramico sulla vallata di Tortorici. Il lago Pisciotto (e quindi la parte iniziale della Dorsale) è raggiungibile anche direttamente dal centro di Tortorici, passando per la contrada Pagliara, percorrendo una strada asfaltata con numerosi tornanti che attraversano alcune storiche piccole borgate sotto il Monte S. Pietro.
Lago Pisciotto (m 1250 s.l.m.). Un piccolo invaso naturale di notevole interesse naturalistico e paesaggistico (sullo fondo si apprezza la sagoma dell’Etna). E’ possibile osservare diverse specie di uccelli migratori (l’airone, il germano reale, le folaghe). Tra i mammiferi: il topo di campagna, l’arvicola, la volpe, il coniglio, la donnola, il gatto selvatico. Anche diversi anfibi, rettili ed insetti. Gli immediati dintorni sono caratterizzati da ampie aree destinate al pascolo, residui di bosco di cerro, un abbeveratoio. La flora (graminacee, leguminose, composite) presenta diversi endemismi caratteristici di questi monti.
Ritornati all’ “anatra di pietra”, si prosegue in salita per il sentiero principale. Dopo 1,5 Km si incontra un quadrivio nei pressi di Portella Dagara. Il sentiero di sinistra conduce in una decina di minuti al Lago Trearie (1420 m. s.l.m.), con la cima dell’Etna in lontananza oltre le colline. Qui s’incontrano i territori comunali di Tortorici e Randazzo. Il Trearìe è un lago ampliato per mezzo di una briglia in calcestruzzo. Esso riveste particolare interesse naturalistico poiché rappresenta luogo di svernamento di numerosi uccelli. Riserva naturale già nel 1987, prima dell’istituzione del Parco dei Nebrodi. E’raggiungibile anche da Maniace per un panoramico sentiero che si diparte dall’attrezzata Masseria Trearìe. Riprendendo la salita da Portella Dagara, si giunge dopo una breve ma caratteristica faggeta ad una radura panoramica e, qualche centinaio di metri più avanti, al cancello (sulla sinistra) per il Lago Liperni (Cartolari) (m 1390 s.l.m.), già visibile dalla Dorsale. Detto anche Margio soprano, l’invaso (degli anni Ottanta del secolo scorso) è di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, dominato da una faggeta, dalle suggestive colorazioni in autunno.
Il sentiero principale della Dorsale prosegue attraversando l’esteso Bosco di Mangalaviti, il Biviere di Cesarò, il Lago Maulazzo, fino alla strada statale 289; e da lì si inoltra nel versante occidentale del Parco fino alla statale 117.

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GLI ALTRI SENTIERI NATURALISTICI E RURALI

Da Floresta e S. Domenica Vittoria: Masseria di Monte Colla e S. Maria del Bosco (Randazzo)

Si lascia l'abitato di Floresta lungo la strada che scende verso il cimitero; cento metri prima bisogna deviare a destra per una stradina asfaltata. Dopo aver percorso tre chilometri, si attraversa la masseria dell’azienda agricola Liuzzo. Ancora un centinaio di metri e si consiglia di lasciare l’auto per proseguire a piedi lungo la stradina  a fondo naturale che conduce, attraverso Piano Grande, a Passo Rocca (Sutta ‘a Rocca) e ad un bel punto panoramico a volo d’uccello sulla valle. Qualche decina di metri a sinistra, nel fondo valle, scorre, tra i salici, l’Alcantara. Neanche un centinaio di metri e si attraversa una recinzione che delimita il territorio di Floresta da quello pertinenza di Randazzo. Nei pressi dei ruderi del mulino di S. Giacomo una biforcazione ci consente di raggiungere, a sinistra, la bella masseria di S. Maria del Bosco, con rifugio e zona attrezzata; a destra, per le case della Malangonia, si sale per alcuni chilometri nel bosco della Faucera fino alla masseria di Monte Colla. S. Maria del Bosco è raggiungibile anche dal paese di S. Domenica Vittoria.

Da Floresta: Contrada Giuffrè

Tra boschi popolati da grandi aceri, querce secolari e un ricco sottobosco. Da Floresta per via del Passo si raggiungono in pochi minuti le stalle sociali. Qui si lascia l’auto e si prosegue per uno sterrato sulla destra. La strada costeggia Monte Musarra (sulla destra). Ad una biforcazione si piega sulla destra.
Dopo mezz’ora di cammino si nota a sinistra una grande macchia d'alberi (Macchia Catena) e, dopo pochi minuti, il Vallone Fichera. Nella bella stagione il vallone è asciutto. Meno di un chilometro e si giunge a  Portella Grassetta; qualche centinaio di metri più avanti, sempre sul sentiero principale, un grande abbeveratoio. Venti minuti in salita conducono al Passo dell'Acero. Il percorso costeggia in parte il Flascio fino al Passo Tre Nasche, nei pressi di Contrada Giuffrè; lungo il sentiero, tra querce secolari, s’incontra un grande acero. Da qui si può proseguire verso la casermetta forestale Zarbata (4 km) o scendere fino alle Case del Fascio e alla SS120 (www.florestanet.com e www.florestagiovane.it)

Da Floresta: Pizzo Inferno

Si esce da Floresta per la statale 116 in direzione di Santa Domenica Vittoria e Randazzo. Nei pressi di Portella dello Zoppo, all’altezza del Km 16, si lascia l’auto e ci inoltra a destra la carrareccia che conduce alla Porta Inferno. Dopo qualche centinaio di metri sulla destra è visibile Monte Porcheria (‘a purcaria) e, al di là del monte, l’abitato di Floresta. Tra ginestre e faggi si giunge alla pineta di Piano della Serra (‘a serra). A questo punto si fa attenzione ad una biforcazione e si tiene la destra. Verso ovest, di tanto in tanto, è visibile Pizzo Inferno (il più alto); la vetta a sinistra è invece Monte Barbalonga. Proseguendo sempre sul sentiero principale della carrareccia si giunge nei pressi di un laghetto stagionale di piccole dimensioni (gurna Sicca). Superata una radura di felci e “donna Vida” si apre un bel punto panoramico: Pizzo Inferno di fronte e, in lontananza, l’abitato di Floresta incastonato tra Serra Baratta, Monte Timpa e le due Rocche del Gatto; oltre Floresta si erge il maestoso Monte dell’Orso. Si entra nel bosco di castagni per circa 200m e un piccolo spazio a sinistra di fronte ad una macchia di faggi  indica un viottolo a sinistra. Dopo un querceto il viottolo si biforca. Si piega a sinistra. Una recinzione più avanti delimita il territorio di Floresta da quello di Randazzo. Si segue la recinzione in rapido pendio scoperto per un centinaio di metri verso un boschetto misto di cerri, querce e faggi. Sulla cima si apprezza un ampio panorama sui Nebrodi, Randazzo e l’Etna. (www.florestanet.com e www.florestagiovane.it)

Da Tortorici: Riserva Naturale Vallone Calagna Sopra Tortorici

Ad ovest della cittadina di Tortorici, tra le borgate di S. Basilio e Sceti, la Riserva naturale integrale Vallone Calagna ospita la rarissima Petagnia Saniculaefolia, una pianta spontanea, oggi tutelata dalla Convenzione di Berna ed inclusa nella Lista Rossa delle piante in pericolo di estinzione, per via anche della difficoltà nel riprodurla, non essendo possibile ricreare artificialmente le caratteristiche peculiari del Vallone Calagni, al quale è legata la sopravvivenza della Petagnia. La pianta può essere agevolmente individuata nel periodo della fioritura (Maggio – Giugno: i fiori, infatti, si dipartono direttamente dalle foglie), in assenza della quale potrebbe essere confusa con altre varietà comuni come la Sanicula Europea.

Non distante da Tortorici, ma in territorio di Galati Mamertino, segnaliamo la bella Cascata del Catafurco, in una zona ricca di sorgenti.

Da Montalbano Elicona: Riserva Naturale Orientata Bosco di Malabotta

Al confine con l’area dell’Argimusco, tra i Monti Nebrodi e i Peloritani, diversi habitat naturali, eccezionali per integrità e biodiversità, e grandi querce secolari.

ITINERARIO DEI THOLOS

Tutta la zona – in particolare nei comuni di Montalbano Elicona (Monte Castellazzo), S. Piero Patti (Contrada Taffuri), Raccuja, Ucria, Floresta, Roccella Valdemone e Tripi - è disseminata di cubburi, antiche costruzioni in pietra a secco dalla struttura a tholos, legati alla secolare vita agro-pastorale e non solo. Talvolta associate ad un recinto circolare sempre in pietra. Molti sono indicati da segnaletica verticale.

ROCCHE E MEGALITI

Il sito archeo-astronomico dell’Argimusco

Nel territorio di Montalbano Elicona ricade un’ampia area dove sono presenti megaliti, che si ritiene facciano riferimento al sito archeo-astronomico dell’Argimusco, unico per bellezza e caratteristiche in Sicilia. La disposizione di queste grosse pietre presenta un ordinato allineamento con gli astri e con alcuni elementi altamente simbolici del paesaggio circostante, come l’Etna e le isole Eolie. E, a seconda dell’ora della giornata e dal contrasto luce-ombra, alcune figure appaiono più evidenti di altre. Si ritiene che, in epoca preistorica, qui si celebrassero riti di fecondità legati al culto della dea madre. Le grandi pietre arenarie, caratteristiche di questa parte dei Nebrodi, dovettero prestarsi alla costituzione di calendari astronomici per la determinazione di solstizi ed equinozi, con riferimenti mediante menhir (le pietre più lunghe). Altri elementi naturali sono stati rimaneggiati dall’uomo e adattati. I menhir subito dopo l’ingresso rimandano al culto per la fecondità e si trovano presso una fonte; l’Aquila, per il suo valore simbolico, indica il culto dei morti (nei pressi è una necropoli costituita da dolmen (tavole di pietra) e numerosi cubburi); dell’Orante se ne apprezza nitido il profilo nel pomeriggio; numerose sono i volti rimaneggiati, spesso con molteplici profili.

Rocche e punti panoramici

Rilevante in questo territorio la presenza di rocche, nei pressi delle quali sono stati ritrovati significative testimonianze archeologiche. Spesso si trovano in posizione particolarmente panoramica. Tra queste: i massi erratici di arenaria della Rocca San Giorgio, all’inizio del corso dell’Alcantara, nel territorio di Floresta (raggiungibile facilmente da una stradina a sinistra che si diparte dalla statale 116 un km prima del centro abitato); la celebre Rocca di S. Marco (o del Drago) a monte di Ucrìa e anche Monte Castello a ridosso del paese; sulla strada per Raccuja sono le caratteristiche Rocche di Curnò, presso l’abitato contadino di Bucolica. Sempre a Floresta, segnaliamo il punto panoramico di Serra di Baratta (il monte boscato che sovrasta il paese), da dove si può osservare contemporaneamente lo straordinario panorama dell’Etna e delle Eolie; dalle Rocche dell’Argimusco (Montalbano Elicona) si apprezza sia l’Etna che tutta la costa tirrenica fino a Messina.

ANTICHI MULINI

Diversi i mulini presenti sul territorio, alcuni ormai ruderi, altri ristrutturati, nei pressi delle principali fiumare, alcuni dei quali citati nei sentieri naturalistici sopra descritti.

Qui segnaliamo il Mulino di Santa Domenica Vittoria, a Nord dell’abitato, raggiungibile per un breve sentiero che si diparte dal campo sportivo. Al confine con il bosco, l’antico mulino sorge accanto al torrente Favoscuro, con l’Etna sullo sfondo.

Come ogni centro montano in cui un tempo era prevalente il lavoro svolto nei pascoli e nelle campagne, nel territorio nebroideo sono diffusi gli abbeveratoi e le fontane, realizzato in pietra e alcuni corredati di lavatoio, con le pietre inclinate (i cippi) sulle quali le donne risciacquavano un tempo il bucato.

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